Autore: Maria Perino

Appunti di viaggio – agosto 2021

TANTA GENTE A BIHAĆ ?

La città si adagia sul fiume Una, che quest’estate patisce, come tutti i fiumi della Bosnia, una grave siccità, e comprende al suo interno tante aree verdi che sono ristoro al caldo torrido e luogo di chiacchiera e di passeggiata. Nel parco in centro si incontrano infatti, specialmente alla sera, giovani coppie con figli piccoli, famiglie, anziani a passeggio, turisti provenienti dai paesi arabi, “internazionali”. Le donne sono velate, o completamente velate, o senza velo. La varietà e quantità delle persone che popolano le vie del centro e affollano i numerosissimi locali dipendono anche dal periodo. In agosto infatti la “diaspora” bosniaca rientra nel paese e il “turismo umanitario” insieme con le “vacanze solidali” sono ripresi dopo i mesi della pandemia. Tra le tante persone ci sono anche i single men in cammino o in cerchio sui prati. A Bihać infatti circolano giovani migranti che non accettano la segregazione nel campo di Lipa a gestione governativa – in costruzione a 20 km circa dalla città, su un altipiano completamente isolato – e che vivono negli edifici abbandonati e periodicamente sgombrati, nelle jungle nei boschi e nei prati limitrofi alla città, in condizioni degradanti.

Changing the narrative and changing our contributions to the dominant narratives

18th Annual IMISCOE conference, Luxembourg (online), July 7-9 2021

Michael Eve, Università del Piemonte Orientale, michael.eve@uniupo.it

Maria Perino, Università del Piemonte Orientale, maria.perino@uniupo.it

Abstract

Changing the narrative on migration’ involves reflection on the way migration scholars and international institutions may contribute to the framework of a debate in which anti-immigration forces insert themselves.

An aspect of the framework where ‘populist’ opposition to immigration flourishes is the opposition between those who ‘welcome’ migrants for humanitarian reasons or for love of ‘cultural richness’, and those who wish to restrict migration for the ‘national interest’. This framework presupposes that mass migration to the West exists essentially because of conditions in emigration countries, from wars to economic hardship. This assumption is bolstered by media presentations and by restrictive policies pursued in recent decades which have not succeeded in reducing the total volume of migration to Western nations, but have profound effects on public perception of migration as something coming from ‘outside’.

We argue that a shift in academic discourses in recent decades has not helped to counter this perception of migration as driven by conditions ‘outside’.

In 1979 Piore stressed the centrality of demand for labour as the driver of migration, and the need to understand the choices of local workers. But at the end of the century Arango, in an authoritative volume (Massey et al. 1998) stressed push factors. There has been a sharp shift in policies, very different from the era of the Gastarbeiter programmes, but not in demand for labour: migrants have continued to find jobs in sectors from agriculture to construction, tourism, cleaning and care services. Migration Studies should not just study migrants.

Rovine

La Dom penzionera di Bihać era una casa di riposo pianificata nella Jugoslavia degli anni ’70 e mai terminata.

“La posizione dell’edificio, scelta con cura nel centro della città e sulla riva del fiume Una, noto per la sua eccezionale bellezza, le correnti color smeraldo e la capacità di “calmare i nervi”, era stata considerata particolarmente appropriata per la vecchiaia dei lavoratori socialisti. […] D’altra parte, la vicinanza al centro della città dove si svolgeva la vita urbana garantiva che gli anziani lavoratori socialisti non sarebbero stati isolati e soli, ma che potevano ancora partecipare alla vita della città, incluso uscire per un caffè, fermarsi per chiacchiere e scambiare notizie con altri cittadini”.

Techno Borderscapes

Il ruolo degli strumenti digitali nella vita quotidiana dei migranti in transito è una prospettiva di analisi che si sta affermando. Tuttavia la letteratura su migrazioni e tecnologie tende a isolare le esperienze dei migranti da quelle di altri attori sociali (istituzioni, polizie, attivisti, volontari). Tende inoltre a sottovalutare le diverse strategie usate per connettere l’uso delle tecnologie. Da una parte si assiste a un incremento delle azioni sicuritarie ai confini. Dall’altra i migranti usano le mobile Technologies, cioè la comunicazione cellulare, per bypassare i confini, per creare nuove forme di reciproca protezione e assistenza, e in certi casi per articolare politicamente la propria voce.   

Il lavoro di Godin e Donà, focalizzato sui migranti in transito ai confini tra Francia e Regno Unito, utilizza la categoria di borderscape che descrive la complessità degli spazi di transito. Il concetto deriva da Appadurai: ethnoscapes, mediascapes, technoscapes, financescapes e ideoscapes. Il suffisso scape “ci permette di pensare i confini in termini di fluidità”. Come uno spazio mobile e relazionale, attraversato non solo da corpi ma anche da discorsi e relazioni transnazionali, in continua trasformazione.

“In tal senso, i dispositivi mobili non sono solo strumenti salvavita, come vengono spesso raffigurati nella letteratura sui viaggi dei migranti. Ma anche dispositivi multifunzionali che organizzano vari aspetti della vita dei migranti e plasmano le dimensioni pratiche, affettive, economiche, sociali e politiche dei loro viaggi e delle loro vite transnazionali”

Marie Godin & Giorgia Donà (2020): Rethinking transit zones: migrant trajectories and transnational networks in Techno-Borderscapes, Journal of Ethnic and Migration Studies, DOI: 10.1080/1369183X.2020.1804193

Tende

Il campo di Lipa viene aperto a marzo 2020 per far fronte alla pandemia ma da subito è evidente l’inadeguatezza della sistemazione. Il 9 dicembre l’OIM ne annuncia la chiusura dopo i ripetuti appelli alle autorità locali per la fornitura di servizi di base, rimasti inascoltati. Chiede inoltre la riapertura del Centro Bira – uno dei sette centri “temporanei” finanziati dall’UE e gestiti da OIM in Bosnia – in Bihać, chiuso in settembre dalle autorità locali. La decisione sarà prorogata per diversi giorni, fino al 23 dicembre quando scoppia un furioso incendio.  

Un altro “game”

L’accampamento di Lipa, in un altopiano nella Bosnia Nord Occidentale a circa 40 Km da Bihać dove si trovava un migliaio di migranti, è stato distrutto da un incendio ed è al centro di un rimbalzo vergognoso di responsabilità. L’elenco sintetico degli eventi è lo snodarsi di una drammatica sequenza in cui tutte le istituzioni – europee, internazionali, statali, locali – sono perdenti. Ancora una volta ci interroga sulle politiche migratorie, sulle esternalizzazioni dei controlli e del contenimento dei migranti, sugli interventi umanitari, sull’uso da parte dell’Unione Europea dei Balcani come discarica dei migranti.

MiDiLAB – Laboratorio Migrazioni e Disuguaglianze

Nell’ambito del PROGETTO MIGR.AL finanziato dal Fondo Europeo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) approvato nel maggio 2017 il Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali (DiGSPES) dell’Università del Piemonte Orientale ha contribuito con l’analisi delle attività svolte nell’implementazione delle disposizioni ministeriali e prefettizie previste per i CAS della provincia di Alessandria. Il lavoro ha risposto pertanto a livello istituzionale innanzitutto al bisogno di avere un quadro delle criticità rispetto ai destinatari, ai lavoratori e alla rete territoriale dei servizi. Si è voluto rispondere all’esigenza di conoscere con un certo dettaglio le difficoltà nella gestione dei CAS in considerazione, anche, dei mutamenti normativi che hanno profondamente modificato il sistema di accoglienza.
Qui il rapporto di ricerca.

Le politiche per l’inserimento lavorativo dei rifugiati sono efficaci?

Esistono pochissime informazioni sistematiche su ciò che sta accadendo ai migranti dopo che hanno lasciato i programmi di accoglienza. Riteniamo che, data l’importanza che il problema del mercato del lavoro e della situazione abitativa ha e avrà nei prossimi anni, sia fondamentale analizzare le situazioni, capire i meccanismi che le determinano e intervenire con politiche appropriate. Riteniamo che in generale l’analisi e la progettazione delle politiche si debbano concentrare su due specificità – che producono svantaggio – dei richiedenti asilo rispetto ad altri immigrati: l’essere inseriti nei centri di accoglienza e l’avere deboli reti sociali, inadatte all’inserimento lavorativo.

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