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The Boat Drivers. Smugglers or criminalised migrants?

In un clima di ossessione politica e mediatica verso i “trafficanti”, poca attenzione viene prestata alle persone, esse stesse migranti, che facilitano i percorsi (Dadusc e Mudu, 2021; Gendrot e Dadusc 2023). Queste persone stanno affrontando pene detentive, che vanno dai sei mesi all’ergastolo, basate su processi spesso frettolosi con l’accusa di favoreggiamento dell’ingresso “clandestino” e, se il viaggio ha causato delle vittime, di omicidio.

Il lavoro di Nicola Montagna, Myrna Papadouka, Giuseppe Serrantino analizza il processo di criminalizzazione dei Boat Drivers.

Ascoltare per capire, capire per “stare con e tra” le persone in cammino. La frontiera alpina del Nordovest italiano: luglio 2022-luglio 2023

Indice
1 Quadri di una umanità in cocci alla frontiera alpina del Nord-Ovest italiano
2 Rotte fluide e cambiamenti di scenari
3 Breve intermezzo: non esistono i migranti esiste il migrare
4 Ancora abitare il cammino
5 Donne e minori: dalle diagnosi alle operatività
6 Militarizzazione del confine e dispositivi securitari
7 Vulnerabilità medico-sanitarie e problematiche legali
8 Temporalità, biografie e presenza
9 Ascoltare per capire, capire per operare

Un altro ragazzo muore in frontiera. E’ un miracolo che il lutto non si affacci ogni giorno.

Dal 2015 al 2023, 96 persone migranti hanno perso la vita sulle Alpi, di cui 50 alle frontiere italo-francesi (Hautes Alpes e Liguri) e, dal 2018, 10 sulle nostre montagne al confine dell’Alta Valle di Susa. Di nuovo, lunedì 7 agosto 2023 un altro ragazzo della Guinea di una ventina di anni è stato trovato morto a seguito del tentativo di attraversare la frontiera tra Claviere e Briançon, ormai poco lontano dall’arrivo.

Ripensare Lampedusa: la gestione dei flussi nel confine invisibile

di Nicola Montagna e Maria Perino

Dopo un maggio di relativa calma, in giugno gli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo centrale hanno ripreso a crescere, passando da 8000, il 17% in meno rispetto a maggio 2022, a circa 12.000, quasi il doppio rispetto al giugno 2022, a conferma della tendenza in forte crescita che si era potuto osservare nei primi quattro mesi dell’anno. Complessivamente, quindi, nei primi sei mesi del 2023, sono sbarcate in Italia oltre 60.000 persone, ossia il 133% in più rispetto all’anno precedente quando nello stesso periodo ne erano arrivate circa 26.000. La maggior parte delle persone che arrivano, è noto, viene fatta sbarcare a Lampedusa, da dove vengono trasportate via nave in altre parti d’Italia nel giro di poche ore o giorni. Solo una esigua minoranza, per lo più legata ai salvataggi compiuti dalle ONG, raggiunge altri porti, tra cui Salerno, Livorno, Ravenna. Lampedusa è quindi tornata ad essere al centro dei flussi migratori verso l’Europa.

Eppure, anche stando sull’isola, non sembrerebbe[1].


[1] Queste brevi note sono state raccolte nella terza settimana di giugno 2023 a Lampedusa tra attivisti/e delle ONG coinvolte nelle operazioni di soccorso e di prima accoglienza.

Tunisia: Anatomia di una deportazione forzata in Libia

Un gruppo di venti migranti e richiedenti asilo provenienti dall’Africa occidentale e centrale è stato deportato con la forza al confine tra Tunisia e Libia (vicino a Ben Guerdane) la mattina del 2 luglio 2023 dai militari tunisini e dagli ufficiali della Guardia Nazionale.

Il 4 luglio, un secondo gruppo di 100 migranti e rifugiati è stato deportato nella stessa località al confine libico. Il gruppo è composto da persone di varie nazionalità, tra cui ivoriani, camerunensi e guineani, con almeno 12 bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni.

OnBorders ha sottoscritto il documento di Alarm Phone

Mayotte, l’impossibilità di un’isola

L’isola di Mayotte, piccolo lembo di terra a nord del Madagascar, di fronte al Mozambico e alla Tanzania, è il territorio più lontano, più povero e sconosciuto dell’Unione Europea. 101esimo dipartimento francese dal 2011 è luogo d’arrivo di migliaia di migranti che tentano di entrare in territorio europeo evitando l’inferno libico e i respingimenti violenti delle polizie di confine. Nel corso degli anni l’isola si è quindi trasformata in una trappola in cui i migranti si sono trovati bloccati senza possibilità di procedere nel loro viaggio. La Francia infatti ha deciso di derogare sul territorio di Mayotte il Codice di entrata e di soggiorno per gli stranieri previsto dalla legislazione dello Stato, con il risultato che oltre la maggioranza della popolazione è straniera e vive in condizione di clandestinità in immense baraccopoli intorno alla capitale sotto la costante minaccia dell’espulsione verso le isole Comore. Per avere un’idea della situazione, è interessante notare che su 43.565 migranti trattenuti nei centri di detenzione per migranti su tutto il territorio francese nel 2022, ben 27.643 erano nell’isola di Mayotte, oltre il 60% dei detenuti a livello nazionale.

Nel 2023 il governo di Parigi ha deciso di lanciare una dura azione di polizia, Wambushu (ripresa), per abbattere le baracche e espellere i clandestini inviando 1.800 poliziotti per rafforzare le forze dell’ordine nell’isola.

Il testo dello scrittore e filosofo Dénètem Touam Bonache che presentiamo è una interessante riflessione post coloniale sulla realtà di questa piccola isola sospesa nell’Oceano indiano ed è tratto dal libro Fugitive, Where Are You Running?

Grazie a lundimatin per averne autorizzato la pubblicazione.

traduzione di William Bonapace

Vite da salvare o disuguaglianze da riconoscere? Etica dei sopravvissuti alle intercettazioni della Guardia Costiera tunisina

di Luca Ramello

«Baba samahni» (in tunisino «Lasciateci passare», lett. «Papà perdonami») dicono coloro che tentano di attraversare. «Darouri» (trad. «siamo obbligati») risponde la Guardia Nazionale. È questa la tipica scena delle intercettazioni violente al largo delle coste tunisine, quando le persone sulle imbarcazioni non autorizzate tentano di lasciare il Paese e resistono all’arresto, rischiando naufragio e morte.

Nei primi cinque mesi del 2023, sono in media 4 i dispersi e i morti documentati quotidianamente dal Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali.

Chiamata alla montagna in difesa dei diritti

Appello Colle del Lys 2 luglio 2023

Cutro insegna.

Acque territoriali greche 600 morti.
Quando non si vuole salvare si lascia morire. Vi è una chiara responsabilità, una premeditazione, che attraversa le frontiere europee e che radica nelle norme, nel geometrico progetto di “clandestinizzare”, nei disegni di confinamento, nella esteriorizzazione delle pratiche di sbarramento dei confini, nelle procedure accelerate in frontiera. Il favoreggiamento della morte cercata è coerente ai disegni di abbassare gli standard (sic!) dei paesi terzi ritenuti sicuri, di trasferimento in paesi di transito, del rinvio in quegli stessi paesi di origine ritenuti sicuri delle persone in cammino, della militarizzazione dei confini. Non esitiamo a definire stragista questa volontà ipocrita e assassina, non solo di migliaia di persone ma anche dei principi, dei valori, che hanno dato forma alle nostre Costituzioni.
I morti nelle acque territoriali greche, quelli di Cutro e tutti quelli di cui non abbiamo nome e che costellano le rotte migratorie sono il risultato di una progettualità demagogica e criminale di rendere invisibili, nella vita e nella morte, gli scarti e gli irriducibili a questo nostro modello di sviluppo. Togliere il diritto non a una terra ma alla terra stessa è la più radicale violazione dei diritti umani. Lasciare al mare, al deserto, alla montagna il compito di risolvere il problema è una logica di sterminio , già conosciuta nelle sue grammatiche nel corso della storia.
Poi rimangono il silenzio, le lacrime e la rabbia. Ogni nostro sforzo sarà contro questa normalizzazione assassina. Non 600 migranti morti, ma 600 persone, con nome e cognome e vita, che vogliamo ricordare e che sono specchio di una normalità disumana.

It’s now clear that the shipwrek outside Pylos, Greece, is one of the largest sea tragedies in Europe in modern times…

Il dettagliato resoconto di Aegean Boat Report .

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