Uno sguardo storico politico

di William Bonapace

Nel corso del 2020, nonostante la pandemia, il flusso di arrivi e attraversamenti dei Balcani non si è realmente interrotto. In Europa, secondo i dati ufficiali dell’IOM, sia per mare che per terra, il numero totale degli arrivi è stato di 99.475 migranti (128.536 nel 2019), confermando una flessione già registrata nel corso degli anni precedenti quando, a seguito delle severe restrizioni attuate dall’UE e dalle politiche di esternalizzazione delle frontiere in Medio oriente e in Africa, erano 147.683 nel 2018, e 188.372 nel 2017 e ben 390.000 nel 2016. I morti, sempre nell’ultimo anno, sono stati 1.419, 466 in meno rispetto al 2019.

Tutti dati che a prima vista danno l’impressione di un quadro complessivamente in miglioramento, come rivendicato dalla Commissione Europea che considera questi numeri un risultato positivo ottenuto dal suo impegno nell’azione al contrasto all’immigrazione clandestina. Nei fatti però queste stesse cifre nascondono una realtà ben diversa e a tratti drammatica, come intendiamo argomentare in questo scritto.