Report redatto dal team di Medici per i Diritti Umani (MEDU): Piero Gorza, Rita Moschella e Beatrice Pasquale

Il 2021 è stato in Alta Val di Susa, al confine alpino con la Francia, un anno caotico, complesso, sempre giocato sul filo dell’emergenza. I flussi migratori sono testimoni di una pressione crescente sulla frontiera: 15.000 passaggi in accoglienza presso il rifugio “Fraternità Massi”, 10.000 persone che hanno tentato di varcare il confine, tra cui 400 famiglie e 800 minori, la metà non accompagnati. Dopo un temporaneo rallentamento nel 2020, il trend è tornato in costante crescita e nell’ottobre 2021 ha toccato il proprio apice con 1600 presenze in un solo mese, la stragrande maggioranza provenienti dalla rotta balcanica. Non solo afghani, iraniani, curdi delle diverse entità, ma anche magrebini e sub sahariani. Per tutti, l’arrivo sulle Alpi è stato preceduto da un viaggio di anni fatto di campi istituzionali e informali, soste obbligate, tentativi plurimi di varcare i confini. Questo procedere per salti, alternando pause forzate a trasferimenti sempre incerti e rischiosi, è fonte di ansie, di vessazioni, inumanità patite in ogni dove e di un dilatarsi dell’investimento economico. Le violazioni dei diritti umani fondamentali costituiscono una costante di questa Odissea, sono cicatrici scritte sui corpi e nella mente.