di William Bonapace

Colloquio on line per il seminario “Il Gorgo. Guerre, crisi ambientali e Stati falliti”, che si è tenuto all’interno del Festival della Non Violenza a Torino nel mese di ottobre, con 3 giovani studiosi: Luca Ramello, Valentina Lomaglio e Riccardo Biggi, che hanno svolto uno studio sul campo nella città di Zarzis nel sud della Tunisia nella prima metà del 2022.

Nel corso degli ultimi anni il numero di arrivi via mare verso le coste italiane e le intercettazioni a largo delle coste tunisine di migranti provenienti dalla Tunisia, di nazionalità sia tunisina che africana sub sahariana, è cresciuto esponenzialmente con un aumento del 385% rispetto al 2019.

Le ragioni di questa situazione possono essere individuate nella profonda crisi economica e politica del paese, per quanto riguarda i cittadini tunisini, e nella sempre più difficile e pericolosa realtà libica da cui molti migranti sub sahariani e medio orientali tendono a fuggire. L’arrivo in Tunisia per questi ultimi però si mostra presto drammaticamente diversa dalle loro aspettative, dal momento che restano bloccati senza prospettive nel paese divenuto nel frattempo un luogo di contenimento e di esternalizzazione da parte dell’UE. In questo quadro le tensioni con i locali e l’assenza di reali condizioni accettabili di accoglienza hanno provocato proteste da parte dei rifugiati e richiedenti asilo che hanno richiesto all’UNHCR la possibilità, senza ricevere risposta, di essere legittimamente ricollocati in un paese sicuro quale unica via di emigrazione legale e di fuoriuscita da questo interminabile limbo. I resettlements verso paesi terzi, infatti, rimangono drammaticamente e volontariamente insufficienti, con meno di 100 beneficiari l’anno.

I grafici presentati sono tratti dal Dossier Asgi (mese di marzo 2022). La foto ufficiale dell’incontro tra le autorità italiane e tunisine è tratta dalla rivista Nigrizia.