OnBorders è spazio plurale e multidisciplinare di osservazione, ricerca e analisi su frontiere, margini ed oltrepassamenti. È un progetto che nasce da una collaborazione ventennale tra storici, sociologi, antropologi, specialisti delle arti visuali, tra accademia e società civile, tra studio e impegno civile in prima persona.
Il percorso di documentazione incomincia in Bosnia e individua nella sua storia di fine secolo un paradigma che poi è divenuto segno del presente. Le ricerche sono continuate ponendo l’attenzione sui contesti e sui processi migratori, flussi, rotte e reti migratorie. Lo spazio di osservazione dai Balcani si è esteso al Mediterraneo, infine alle Americhe.
In questo cammino il margine oltre ad essere oggetto di studio si configura come prospettiva da cui guardare dinamiche e normatività societarie. OnBorders ha l’obiettivo di affinare metodologie e tecniche di osservazione, di ricerca e di analisi sociale, condividere materiali e analisi comparate. Uno spazio di dialogo in cui la differenza delle prospettive è un valore.
Sono oggetti di ricerca e di riflessione:
La frontiera come spazio che attrae e separa, come area di incontro e di distanziamento, come luogo di passaggio e differenziazione (norme, lingue, simboli), come misura tra un qui e un là, come scarto tra ciò che è domestico e ciò che è straniero, tra un noi e gli altri. La frontiera come costruzione storica e politica di barriere e come regolatore della comunicazione (economica, politica, demica), ma anche luogo degli attraversamenti che ne attestano la porosità. È un luogo del “malinteso”, quindi di comunicazione, di passaggio che racconta e denuncia i territori dell’abbandono, della partenza e della fuga, ma anche quelli del desiderio e della progettualità.
Le forme e i luoghi dell’abitare versus quelli del disabitare (centri, campi, squat, “albergues”); i non luoghi e gli spazi dell’eccezione. In questi ambiti si giocano transiti e stabilizzazioni e le reti migratorie si configurano sempre in relazione ai plurali e complessi luoghi di attrazione. La norma e la sua trasgressione/ evasione si coniugano con le speranze di vita e gli interessi economici. Il sistema locale/nazionale/internazionale del lavoro sono i registi occulti delle tante pieghe dei flussi.
I vari attori in gioco, individuali e collettivi, pubblici e privati, legali e illegali che si articolano attorno al fenomeno delle migrazioni. Abbracciano le strategie del sopravvivere, del convivere, del governare, ineriscono alle politiche di controllo, respingimento, contenimento, ma anche agli interessi locali, regionali come a quelli degli stati nazione e degli organismi sovranazionali.
La governance dei flussi migratori, le soluzioni dei “campi” e dei “centri di permanenza temporanei”, le logiche restrittive e delle regolarizzazioni e la progettuale gestione della marginalità e della condizione clandestina.
La scelta di stare al di fuori della legalità, spesso necessità razionale operata dal basso, spesso gestita dalla criminalità e tacitamente favorita dall’alto: pratiche che producono azioni/ reazioni, di soggetti diversi –
smugglers, volontari, attivisti, istituzioni centrali e internazionali, istituzioni e popolazioni locali, reti criminali, polizie e militari, “umanitari” – e interessi diversi che si intrecciano alle vite dei migranti. Alleati e
sfruttatori plasmano economie di territorio e relazioni sociali nelle quali il migrante è attore sociale, con le proprie strategie che si definiscono all’interno di un sistema di vincoli e opportunità.
I contesti nei quali si collocano i processi migratori e gli aspetti strutturali che sostanzialmente regolano le emigrazioni e le immigrazioni, oltre le categorie giuridiche che “costruiscono” i rifugiati, gli irregolari e in generale gli immigrati e oltre i posizionamenti della logica umanitaria.