Domenica 19 maggio 2024
COMUNICATO
Un’escursione di sci alpinismo verso la punta Baldassarre in Valle stretta, a quota 2300 in territorio francese, ha permesso di scoprire un altro cadavere, probabilmente di persona migrante, riemerso dalla coltre di neve e ormai in parte divorato dagli animali. L’intervento del soccorso militare francese ha permesso il trasporto della salma a Briançon. È stata istruita un’inchiesta sulle cause e temporalità del decesso con richiesta di relativa autopsia.
Alla data attuale non c’è stata identificazione della persona e neppure si può avere informazioni precise sulla sua provenienza, ma una serie di elementi indiziari fanno supporre che si tratti di nuovo di una morte per frontiera: l’abbigliamento non consono ad affrontare la montagna, la zona non attraversata in inverno da escursionisti in quanto pericolosa, Il territorio (Valle Stretta- Colle della scala è tracciato storico del passaggio indocumentato in Francia). Non è la prima volta che muoiono persone nel tentativo di varcare il confine partendo da Bardonecchia e che i loro corpi vengono riscattati solo dopo il disgelo. Per lo stato di oltraggio e decomposizione del corpo il decesso potrebbe risalire anche agli ultimi mesi del 2023. Non dimentichiamo che tra ottobre e novembre dell’anno passato altre due persone hanno perso la vita.
Amarezza, dolore e rabbia convivono.
Una decisione del Consiglio di Stato francese del 2 febbraio 2024 (a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia Europea del settembre 2023) ha di fatto modificato la situazione del transito alla frontiera italo-francese e ha sancito che un’altra parte dello Stato, esecutiva e decentrata, la polizia di frontiera, ha attuato prassi illegittime impedendo alle persone in transito di esercitare il proprio diritto di richiedere asilo, respingendole. Al valico del Monginevro, confine con la Francia, oggi non ci sono quasi più respinti. Al contrario, dal 2017 a febbraio 2024 i respingimenti sono stati una costante: coloro che venivano “catturati” in montagna erano deportati in Italia con fogli prestampati che spesso le persone non capivano. Per sfuggire alla caccia all’uomo che si ripete da anni, di giorno e di notte, le persone migranti su queste montagne sono state costrette a inoltrarsi lungo sentieri sempre più in quota e sempre più pericolosi. Se allo stato attuale si può transitare con maggior sicurezza, permane tragicamente colpevole il fatto che decine di migliaia di persone in questi anni hanno sofferto, patito mutilazioni o sono morte su queste nostre montagne.
Blessiing Mattew, Nigeria, 21 anni, muore il 7 maggio 2018 annegata nella Durance, cercando di sfuggire alla polizia.
Mamadi Conde, Senegal, 20 anni, muore il 18 maggio 2018 a Les Alberts in cammino verso Briançon.
Mohamed Fofana, Guinea, 18 anni, muore il 23 aprile 1990 sulle montagne sopra Bardonecchia, ma viene trovato solo dopo il disgelo.
Di Donala Gokou, Mali, 27 anni, e Mohamed Mahayaedin si perdono le tracce su queste montagne dopo essere passati rispettivamente per Oulx nel novembre 2018 e nel dicembre 2021.
Tamimou Derman, Togo, 27 anni, muore il 6 febbraio 2019 per ipotermia dopo essere stato soccorso a Val-des Prés.
Mohamed Bouhamdì, Tunisia, 37 anni, ritrovato a Bardonecchia mesi dopo il decesso.
Fathallah Belafhail, Marocco, 32 anni, muore annegato il 2 gennaio 2022 nella diga del Freney nei pressi di Modane, forse anche lui fuggendo dalla gendarmerie.
Ullah Rezwan Sheyzad, afgano, 15 anni, muore il 26 gennaio 2022, stritolato da un treno a Salbertrand.
Moussa Sidibé, 19 anni, Guinea, muore di sfinimento il 7 agosto 2023 dopo una fuga disperata sopra Briançon.
Mohamed Kalil, Sudan, 20 anni, muore annegato il 15 ottobre 2023 nella diga di Cerveirette.
Mahadi Youssef muore nella notte tra il 28 e il 29 di ottobre cadendo da una falaise nella Durance nei pressi di Pont d’Asfeld, Briançon.
Queste morti non sono un effetto collaterale di un sistema securitario. Il fatto che il Consiglio di Stato francese abbia richiamato la polizia di frontiera al rispetto della legalità è certo importante, ma non può farci dimenticare cosa accade ogni giorno su tutte le frontiere. Quest’ultimo morto, come tutti gli altri morti, innumerabili in montagna, in mare, nei deserti, è il risultato coerente di un progetto di premeditata strage perpetrata quotidianamente in Europa e in tutti i paesi partner dell’U.E. Ci sono nomi per descrivere questo stato di guerra: migranticidio, necropolitica.
Un altro morto non è un altro morto: è una persona la cui morte ci questiona e denuncia l’inumanità e la violenza del sistema di frontiera.