Un convegno di studi comparati e multidisciplinari.

21-22 novembre 2024

El mundo actual nos ofrece un panorama antinómico: por un lado, consiente como nunca la globalización y el libre tránsito de productos y moneda; al mismo tiempo, multiplica y fortifica muros que contraponen la narrativa de puertas abiertas con discursos nacionalistas. No obstante, que un signo de este tiempo es la movilización de grupos humanos estamos en un punto nodal del fenómeno, la intolerancia, los discursos de discriminación, se ve con extrañeza su cultura, su procedencia, su color de piel, pertenencia de clase y de género. Cruzar fronteras habla de paisajes geográficos, reconfiguraciones sociales, fricciones yemociones.
En este coloquio buscamos reflexionar sobre nudos conceptuales, políticos e históricos de los temas de las fronteras y las distintas manifestaciones de la movilidad humana. Así como abrir un dialogo entre continentes que involucre académicos, estudiantes y sociedad civil. El objeto del coloquio es reflexionar a partir de un enfoque comparativo, socio-etnográfico y multidisciplinar las rutas, los procesos de agencia, la complejidad de los espacios en que tienen lugar los desplazamientos de las personas en un contexto transcontinental.

Frontiere centro americane e messicane.

Interessanti letture in

Observatorio de las democracias sur de México y Centroamérica

e in MPI: le “inaspettate” conseguenze delle deportazioni dagli USA degli immigrati irregolari.

Minori, bambine, adolescenti in cammino tra frontiere e miserie del mondo.

Testo di Piero Gorza

Ricerca e pensiero del team OnBorders in frontiera.

“Vorrei un dizionario di voci che sapesse in silenzio orientare i passi”

Un sole che piange. Che Dio abbia misericordia dei giovani morti nel mare libico il 6/1/2024, erano 90 ragazzi dal Sudan.

(Rifugio Fraternità Massi 2024)

La frontiera alpina del NordOvest. Flussi e passaggi di minori non accompagnati.

Maggio – Giugno 2024

A prosecuzione del report sulla frontiera alpina con i dati fino all’aprile 2024, pubblichiamo aggiornamenti  sui flussi  e sui passaggi di minori non accompagnati alla frontiera del Monginevro .

Mentre tutti gli indicatori sottolineano una diminuzione numerica dei flussi, a Oulx si registra una crescita significativa di arrivi di persone con vulnerabilità e, in particolare,  di minori non accompagnati provenienti dalle diverse rotte.

Ci pare dunque significativo riportare in modo tempestivo i due documenti.

La frontiera alpina del NordOvest.

Agosto 2023 – Aprile 2024

Testo: Piero Gorza

Raccolta ed elaborazione dati: Rita Moschella

Elaborazione grafica: Sofia Pressiani

Si ringraziano gli operatori del Rfugio Fraternità Massi a Oulx per l’attenzione prestata e la disponibilità costantemente dimostrata nel fornire i dati necessari. Senza la loro collaborazione questo lavoro sarebbe risultato assai più incompleto

Fluidità delle rotte, cambiamenti repentini dei flussi, riconfigurazioni del quadro migratorio in frontiera hanno caratterizzato tutto il 2023. Le difficoltà che hanno accompagnato questo anno sono anche cresciute per il discontinuo afflusso numerico degli arrivi e per i repentini e fortissimi incrementi che hanno determinato difficoltà nell’accoglienza e tragico incremento dei rischi nell’attraversamento del confine alpino.

Arance amare. Rosarno e la Piana di Gioia Tauro tra lotte sociali, violenza, sfruttamento.

 Di William Bonapace, Maria Perino. Fotografie: enrico_carpegna©

Arrivare di notte a Rosarno è un’esperienza particolare…

Molte bugie

Dal 4 all’8 maggio 2024 Bianca Senatore, giornalista free lance, e Piero Gorza di OnBorders hanno compiuto una missione di sopralluogo in Albania nei siti dove si dovrebbero costruire i centri per migranti previsti dall’accordo tra il governo italiano e quello albanese.

Qui l’articolo di Bianca Senatore pubblicato su L’Espresso il 25 maggio 2024.

Shengjin e Gjader – Foto di Piero Gorza

Morire di frontiera

Domenica 19 maggio 2024

COMUNICATO

Un’escursione di sci alpinismo verso la punta Baldassarre in Valle stretta, a quota 2300 in territorio francese, ha permesso di scoprire un altro cadavere, probabilmente di persona migrante, riemerso dalla coltre di neve e ormai in parte divorato dagli animali. L’intervento del soccorso militare francese ha permesso il trasporto della salma a Briançon. È stata istruita un’inchiesta sulle cause e temporalità del decesso con richiesta di relativa autopsia.

Alla data attuale non c’è stata identificazione della persona e neppure si può avere informazioni precise sulla sua provenienza, ma una serie di elementi indiziari fanno supporre che si tratti di nuovo di una morte per frontiera: l’abbigliamento non consono ad affrontare la montagna, la zona non attraversata in inverno da escursionisti in quanto pericolosa, Il territorio (Valle Stretta- Colle della scala è tracciato storico del passaggio indocumentato in Francia). Non è la prima volta che muoiono persone nel tentativo di varcare il confine partendo da Bardonecchia e che i loro corpi vengono riscattati solo dopo il disgelo. Per lo stato di oltraggio e decomposizione del corpo il decesso potrebbe risalire anche agli ultimi mesi del 2023. Non dimentichiamo che tra ottobre e novembre dell’anno passato altre due persone hanno perso la vita.

Amarezza, dolore e rabbia convivono.

Una decisione del Consiglio di Stato francese del 2 febbraio 2024 (a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia Europea del settembre 2023) ha di fatto modificato la situazione del transito alla frontiera italo-francese e ha sancito che un’altra parte dello Stato, esecutiva e decentrata, la polizia di frontiera, ha attuato prassi illegittime impedendo alle persone in transito di esercitare il proprio diritto di richiedere asilo, respingendole. Al valico del Monginevro, confine con la Francia, oggi non ci sono quasi più respinti.  Al contrario, dal 2017 a febbraio 2024 i respingimenti sono stati una costante: coloro che venivano “catturati” in montagna erano deportati in Italia con fogli prestampati che spesso le persone non capivano. Per sfuggire alla caccia all’uomo che si ripete da anni, di giorno e di notte, le persone migranti su queste montagne sono state costrette a inoltrarsi lungo sentieri sempre più in quota e sempre più pericolosi. Se allo stato attuale si può transitare con maggior sicurezza, permane tragicamente colpevole il fatto che decine di migliaia di persone in questi anni hanno sofferto, patito mutilazioni o sono morte su queste nostre montagne.

Blessiing Mattew, Nigeria, 21 anni, muore il 7 maggio 2018 annegata nella Durance, cercando di sfuggire alla polizia.

Mamadi Conde, Senegal, 20 anni, muore il 18 maggio 2018 a Les Alberts in cammino verso Briançon.

Mohamed Fofana, Guinea, 18 anni, muore il 23 aprile 1990 sulle montagne sopra Bardonecchia, ma viene trovato solo dopo il disgelo.

Di Donala Gokou, Mali, 27 anni, e Mohamed Mahayaedin si perdono le tracce su queste montagne dopo essere passati rispettivamente per Oulx nel novembre 2018 e nel dicembre 2021.

Tamimou Derman, Togo, 27 anni, muore il 6 febbraio 2019 per ipotermia dopo essere stato soccorso a Val-des Prés.

Mohamed Bouhamdì, Tunisia, 37 anni, ritrovato a Bardonecchia mesi dopo il decesso.

Fathallah Belafhail, Marocco, 32 anni, muore annegato il 2 gennaio 2022 nella diga del Freney nei pressi di Modane, forse anche lui fuggendo dalla gendarmerie.

Ullah Rezwan Sheyzad, afgano, 15 anni, muore il 26 gennaio 2022, stritolato da un treno a Salbertrand.

Moussa Sidibé, 19 anni, Guinea, muore di sfinimento il 7 agosto 2023 dopo una fuga disperata sopra Briançon.

Mohamed Kalil, Sudan, 20 anni, muore annegato il 15 ottobre 2023 nella diga di Cerveirette.

Mahadi Youssef muore nella notte tra il 28 e il 29 di ottobre cadendo da una falaise nella Durance nei pressi di Pont d’Asfeld, Briançon.

Queste morti non sono un effetto collaterale di un sistema securitario. Il fatto che il Consiglio di Stato francese abbia richiamato la polizia di frontiera al rispetto della legalità è certo importante, ma non può farci dimenticare cosa accade ogni giorno su tutte le frontiere. Quest’ultimo morto, come tutti gli altri morti, innumerabili in montagna, in mare, nei deserti, è il risultato coerente di un progetto di premeditata strage perpetrata quotidianamente in Europa e in tutti i paesi partner dell’U.E. Ci sono nomi per descrivere questo stato di guerra: migranticidio, necropolitica.

Un altro morto non è un altro morto: è una persona la cui morte ci questiona e denuncia l’inumanità e la violenza del sistema di frontiera.

Border security with drones and databases

I confini dell’UE sono sempre più militarizzati, con centinaia di milioni di euro pagati ad agenzie statali e aziende militari, di sicurezza e informatiche per la sorveglianza, il pattugliamento, l’arresto e la detenzione.

L’articolo, pubblicato originariamente da Welt Sichte , si basa sul rapporto Statewatch/EuroMed Rights Europe’s techno-borders. ed è in continuità con il precedente lavoro di State Wach già segnalato da OnBorders.

Il rapporto analizza il passato, il presente e il futuro dei “tecno-confini” europei, le infrastrutture messe in atto negli ultimi tre decenni per fornire alle autorità la conoscenza e quindi il controllo dei cittadini stranieri che cercano di entrare o soggiornare nell’UE e nell’area Schengen.

Border Regimes, Shifting Temporalities and Migrant Responses. An Analysis of the Route Between the Eastern Mediterranean and the North-Western French-Italian Border

Nicola Montagna, Piero Gorza, Rita Moschella, Maria Perino

The North-western French-Italian border is an important cross point for people coming from the Balkans and the Central Mediterranean routes aiming to reach Northern-continental European countries and the United Kingdom.

According to the data we collected, in 2021 some 10,369 people, including 400 unaccompanied minors and 412 families, arrived at the Alpine border – twice the 2020 numbers, when around 4,700 stopped at the two shelters. Although in 2022 the figure had dropped to about 8,500 it remains high, confirming this border as highly relevant.

Based on data collected between 2021 and 2022 in Oulx, a village in the upper Susa Valley, North-western Italy, this article aims to investigate the impact of borders on migrants’ temporalities among people who cross the border with France wanting to reach Europe.

Borders as a spatial mechanism for controlling people’s movement are bound up with time: the time of displacement in camps, the time migrants spend attempting to cross the borders, the overall time their movement takes, which is also affected by mobility policies. This does not happen in a vacuum of migrant agency.

People on the move respond to the constraints of border regimes in a variety of ways, including resorting to smugglers and changing family and household figurations. However, as this article aims to show, the kinds of responses adopted are not always freely chosen, but they are forms of adaptation to the circumstances and constraints imposed by the border regime.

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