Dal 2015 al 2023, 96 persone migranti hanno perso la vita sulle Alpi, di cui 50 alle frontiere italo-francesi (Hautes Alpes e Liguri) e, dal 2018, 10 sulle nostre montagne al confine dell’Alta Valle di Susa. Di nuovo, lunedì 7 agosto 2023 un altro ragazzo della Guinea di una ventina di anni è stato trovato morto a seguito del tentativo di attraversare la frontiera tra Claviere e Briançon, ormai poco lontano dall’arrivo.

La sospensione di Schengen da parte della Francia al confine italiano dal 2015, ancora anacronisticamente vigente, continua a mietere vittime. Di giorno e di notte la Police Aux Frontières (PAF) mette in atto una vera propria caccia all’uomo, accanendosi con i più vulnerabili e obbligando le persone ad inerpicarsi lungo sentieri pericolosi. A pagare il costo di queste politiche demagogiche sono i più deboli tra i deboli.

Solo nel mese di luglio al Rifugio Fraternità Massi sono passate 1079 persone, 51 famiglie, 88 presunti minori non accompagnati. Le cifre sono tutte per difetto. Più volte si sono superate le cento presenze giornaliere nello shelter italiano e le duecento in quello francese, con una minore disponibilità di spazio, tempo e risorse per persona e con sempre minore attenzione per la sicurezza. Donne incinte, puerpere, pargoli e neonati sono esposti a cammini impervi, a volte per più di 30 chilometri, con dislivelli significativi e fatiche che mettono ogni giorno a rischio la loro vita. In questi mesi possiamo documentare donne sole perse in montagna per più giorni, altre che hanno patito aborti a seguito della fatica. È quotidiano l’arrivo di molte donne in stato di gravidanza avanzata o con bambini che sono nati a seguito delle violenze ormai sistematiche nel deserto, in Libia e in quella Tunisia ritenuta tragicamente paese terzo sicuro e finanziata dall’Italia e dalla Ue per impedire le partenze verso l’Italia. La maggioranza delle donne che arrivano hanno patito stupri, violenze e comportamenti disumani e degradanti. Ma la guerra contro di loro si ripropone ad ogni frontiera.

Anche per i minori, a cui una maggiore età è stata erroneamente posta al momento dello sbarco, pur se in possesso di documenti che attestano la loro reale data di nascita, si ripete costantemente il respingimento alla frontiera. Per prassi viene anche impedito alle persone di presentare la richiesta di asilo e il respingimento collettivo dei fermati avviene con fogli prestampati che le persone non capiscono. Quanti morti per frontiera vogliamo ancora seppellire, ipocritamente in sordina? Non riempiamo i giornali denunciando la violenza contro le donne, invocando giustamente leggi e protezione adeguate? Ma queste donne che ormai portano nel ventre il segno di ripetute violenze non devono essere protette? Chi si prenderà pubblicamente la responsabilità delle prossime vittime?

Denunciamo le responsabilità di questo disumano sistema securitario di frontiera, che, con logiche dell’orrore, semina morte nei deserti, in mare e in montagna.

Chiediamo che la Francia ripristini il Trattato di Schengen alla frontiera italo-francese, pur nella consapevolezza che le problematiche sono più complesse: l’assenza del diritto alla mobilità delle persone produce insicurezza e vittime. Chiediamo che vengano rispettati i diritti e l’incolumità di uomini, donne, bambini che hanno come unica colpa quella di dover fuggire, di non aver più diritto alla terra e di cercare una vita degna di essere vissuta.