Il tempo del viaggio e la sua geografia sono elementi che non possono essere analizzati indipendentemente dall’esperienza di chi cammina. E il viaggio spesso non è un né un qui e ora, né un prima e un dopo, né un contesto o un altro. Così come l’esperienza che si vive non è racchiusa al suo interno, ma è un “farsi” che modella orizzonti, corpi, pensieri, gesti, passati, presenti, futuri. Nel “farsi” cambiano i ruoli, le tradizioni da cui si giunge e quelle che si apprendono in cammino sono terreni di confronto, l’immaginario e l’immaginazione modellano scenari in mutamento.
Categoria: MIGRANTI E FRONTIERA NORD OVEST Page 2 of 3
Alla stazione di Briançon, secondo uno dei volontari, hanno dormito stanotte circa 230 persone, forse di più, probabilmente aumenteranno nei prossimi giorni.
Ieri sera « Les Terrasses Solidaires», nuovo rifugio inaugurato questo fine settimana a Briançon, ha chiuso le sue porte. Lo spazio poteva ospitare 81 persone ma ve ne erano presenti più di 200, la situazione è preoccupante.
Domenica i volontari hanno optato per un’ azione dimostrativa, di impatto, ma allo stesso tempo di difficile lettura.
11 agosto 2021
I guai non dovrebbero scoppiare d’estate perché la gente è meno presente, ma i guai si possono far scoppiare volontariamente per la stessa ragione. Di fatto la situazione in frontiera è prossima a un collasso programmato che si scarica soprattutto sui più vulnerabili.
Partendo dai dati sui flusso dei transiti e delle permanenze da gennaio a aprile 2021 in Valle di Susa, il report descrive come questo territorio sia divenuto un “non luogo”, una tappa della rotta balcanica. A differenza delle migrazioni storiche delle ultime decadi del secolo precedente (riguardanti magrebini, albanesi e rumeni) sono coinvolte persone che non pensano di inserirsi nei contesti lavorativi locali, ma che hanno solo l’urgenza di valicare il confine nel minor tempo possibile, anche mettendo in conto rischi e costi umani molto alti.
Indice del report:
- Lo stato delle cose
- La Valle di Susa, tappa della rotta della Balcanica
- Abitare il cammino
- Politiche securitarie e di controllo della frontiera
- L’inverno dimenticato
- Reti solidali e la grande cecità
- Accoglienza e criticità del transito in montagna
- Patologie e assistenza medica
Nella notte tra il 12 ed il 13 aprile le truppe antisommossa, composte da circa mille unità e diversi mezzi da cantiere, hanno circondato il presidio No Tav che si trova nei territori dell’ex autoporto di San Didero ormai in disuso da quarant’anni.
Il presidio è nato occupando i terreni destinati al nuovo autoporto, opera accessoria per il funzionamento della tratta di TAV Torino-Lione.
All’alba del 23 marzo 2021- la voce di chi è presente
Piero Gorza (antropologo) e Rita Moschella (giurista e antropologa)
Gruppo di lavoro On Borders, Frontiera Nord-Ovest
La frontiera Nord-Ovest alpina e altre terre. È un aggiornamento di un percorso introduttivo e metodologico che è parte di un laboratorio in cui le idee si discutono cercando il più possibile orizzontalità. È il prodotto di un lavoro di campo che si inserisce in un cammino di studi molto più articolato e lungo e, sempre, giocato sugli scarti delle diverse letture. Si tratta di un testo discusso e corretto coralmente, ma anche poi scritto in modo separato. È la seconda parte di una sezione introduttiva e problematica di un cantiere di ricerca che si articola in differenti tempi: 1) la proposta
metodologica; 2) una panoramica storico-antropologica sulla frontiera Nord-Ovest (peraltro anche utilizzata come report di denuncia per Medici per i diritti umani: Rapporto sulla rotta Nord-Ovest delle Alpi: Alta Valle di Susa ottobre-dicembre 2020) 3) Etnografie di memorie in cammino (in corso la raccolta e l’analisi delle interviste).
Se nello specifico questo scritto rimanda a un micro progetto in Alta Valle di Susa, vuol anche essere momento di riflessione più generale per un cantiere di ricerche comparate sulle frontiere, proponendosi come angolo prospettico, tra gli altri, per una discussione su metodologie della ricerca, di cui vi è segno e documentazione collettiva nelle pagine web di “On Borders”.
Migranti e frontiera Nord-Ovest: Alta Valle di Susa
Gruppo di ricerca: Rita Moschella, Anna Manzon, Piero Gorza
La frontiera Nord-Ovest alpina e altre terre. È un percorso introduttivo e metodologico che è parte di un laboratorio in cui le idee si discutono cercando il più possibile orizzontalità. È il prodotto di un lavoro di campo che si inserisce in un cammino di studi molto più articolato e lungo e, sempre, giocato sugli scarti delle diverse letture. Si tratta di un testo discusso e corretto coralmente, ma anche poi scritto in modo separato. È sezione introduttiva e problematica di un cantiere di ricerca che si articola in differenti tempi: 1) la presente proposta metodologica; 2) una panoramica storico-antropologica sulla frontiera Nord-Ovest (peraltro anche utilizzata come report di denuncia per Medici per i diritti umani: Piero Gorza, Migranti e frontiera Nord-Ovest: Alta Valle di Susa, 3) Etnografie di memorie in cammino (in corso la raccolta delle interviste).
Se nello specifico questo scritto rimanda a un micro progetto in Alta Valle di Susa, vuol anche essere momento di riflessione più generale per un cantiere di ricerche comparate sulle frontiere, proponendosi come angolo prospettico, tra gli altri, per una discussione su metodologie della ricerca, di cui vi è segno e documentazione collettiva nelle pagine web di “On Borders”.
L’intervista, rilasciata a Piero Gorza, riguarda una famiglia curdo-iraniana arrivata a Oulx dopo anni di viaggio lungo la Rotta balcanica: Maral di 41 anni, Billy di 44, Doshan di 6, Delžin di 17 e Anastaziya di 13 anni.